Il rigassificatore a due passi dalla Valle dei Templi di Agrigento? Speculazione inutile e dannosa

Il rigassificatore di Porto Empedocle sarebbe uno scempio ambientale e una mera speculazione che non dà alcuna risposta alla crisi energetica attuale, perché l’impianto diventerebbe operativo tra dieci anni e la crisi energetica va affrontata oggi

Quello che succede ha dell’incredibile oltre che senza senso! Se circa vent’anni fa le equivoche scelte operate apparivano grottesche oggi risultano parossistiche. A suo tempo la “saga dell’impianto di rigassificazione” di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, a due passi dalla Valle dei Templi, è stata, giustamente, vissuta come una scelta scellerata, sia dal punto di vista territoriale che energetico, i dati dimostrano in maniera incontrovertibile che la scelta di costruire il terminale di rigassificazione risulta errata sia sotto il profilo ambientale, per la natura stessa della risorsa e delle emission trading che ne derivano dalla combustione del gas, sia sotto il profilo territoriale per gli elevatissimi rischi connessi all’aria ove si intende costruire l’impianto. Infine sotto il profilo occupazionale per il bilancio negativo tra il potenziale di occupazione dell’impianto di rigassificazione e quello delle bonifiche o dello sviluppo di energie rinnovabili. Una vera minaccia, una aggressione alle comunità alle quali – da parte di una società privata portatrice di interessi inconfessabili (con evidente approccio, tanto irragionevole quanto “arbitrario”, in obbedienza a scelte di carattere egemonico e con assoluto disprezzo delle norme stringenti (Referendum, Direttiva Seveso, Convenzione Aahrus, Vas, D.M. LL.PP.
9 maggio 2001, “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”) – sono stati conculcati i diritti, privandole della giusta possibilità di “scegliere”.

Un progetto pericoloso per l’ambiente che non produrrebbe posti di lavoro nel territorio per giunta a ridosso della Valle dei Tempi di Agrigento. Una vergogna internazionale! 

Evitando di entrare nel merito vanno considerati: il pericolo degli incidenti, la vulnerabilità agli attacchi terroristici, l’alto rischio anche con la moderna tecnologia, l’impatto ambientale e le ricadute su turismo e industria della pesca sarebbero devastanti. Risulta, davvero, bizzarra l’idea che i soggetti in campo, che dovrebbero occuparsi di effettivo sviluppo di lavoro, perdano il loro tempo per impegnarsi su tematiche che non sono in linea con le esigenze di questo tempo e che credano davvero che sia possibile riesumare un progetto che ha che fare con la condizione di una storia tutta siciliana, dove i Poteri forti, quelli che vogliono fare affari, fanno
girare “leggende” come la creazione di tanti nuovi posti di lavoro, nel quadro dello “sviluppo energetico ed economico”, in definitiva tutte balle, buone per la propaganda. E’ stato spiegato, infatti, da soggetti qualificati e competenti in possesso di dati concreti che il rigassificatore che dovrebbe vedere la luce a Porto Empedocle è un progetto che non produrrebbe nessun utile in termini occupazionali. I posti di lavoro, compreso l’indotto sarebbero poche decine peraltro talmente specializzate da non presenti sul territorio. Fanno davvero sorridere certe dichiarazioni tipo: “Auspichiamo che Enel vada avanti nel rilancio del progetto mentre il sindacato in modo responsabile sensibilizzerà il territorio interessato sulle positive prospettive dell’opera in questione”. A tale proposito risulterebbe utile che i soggetti in campo ricordassero che le comunità, nonostante il dispiegamento di forze, hanno resistito per lunghissimi anni e che oltre settemila cittadini nella sola città di Agrigento si sono recati (in fila nell’unica giornata dedicata) alle urne e che all’unanimità hanno votato contro il pericoloso impianto. Occorre ricordare, ove fosse necessario, che Comune di Agrigento, Camera di Commercio, Comitato No rigassificatore, Confimpresa Euromed, Medit, Il Cerchio, Parco Pirandello, altri enti e associazioni e semplici cittadini hanno presentato ricorso verso l’ignobile e invasivo impianto che taluni “attori” inqualificabili hanno deciso di collocare (in un’area Demaniale in “illegittima concessione” all’ASI), a ridosso della Valle dei Templi Patrimonio dell’Umanità, in zona Kaos sulle argille azzurre di Pirandello.

Il progetto del rigassificatore i Porto Empedocle è stato già ‘bocciato’ con il ‘No’ agli aiuti di Stato  da parte della Commissione Europea per la Concorrenza, a seguito del ricorso presentato da Confimpresa Euromed  

I soggetti in campo, piuttosto che restare ripiegati su vecchi teoremi rivolti a riesumare un impianto di rigassificazione pensato da Nuove Energie venti anni fa, esclusivamente a fini speculativi e di arricchimento, nato male e finito peggio, riflettano sulle ragioni che hanno consigliato ad Enel Nuove Energia di rallentare e, infine, recedere allorché è venuto meno l’interesse per via della eliminazione dei contributi (aiuti di Stato) da parte della Commissione Europea per la Concorrenza, a seguito del ricorso presentato da Confimpresa Euromed. E ricordare che Enel, intanto, ha riconvertito la propria mission verso la sostenibilità e il green con politiche ESG, come evidenziano gli investimenti effettuati in giro per il mondo e le recenti dichiarazioni dell’Amministratore Delegato. Per tutte le superiori ragioni è presumibile che Enel non sia più interessata al gas. Infatti i tentativi che non sono andati a buon fine, di trasformare l’opera in questione, in un terminale Gnl (gas naturale liquefatto) nel porto di Porto Empedocle la dicono lunga sulla opportunità di fare ripartire progetti e cantieri abbandonati da troppo tempo. Ma al tempo stesso occorre vigilare sull’eventualità che Enel possa essere tentata (da noti speculatori o peggio riders) dalla vendita del progetto per il parziale recupero della perdita di svariati milioni di euro impropriamente investiti nell’acquisto di una scatola vuota: Nuove Energie, con soli 11 mila euro di capitale.

L’impianto andrebbe a regime tra dieci anni, mentre la crisi energetica va affrontata adesso 

In ogni caso, da qui alla eventuale, molto improbabile, riesumazione (posto che tutte le autorizzazioni sono decadute compreso il nulla osta rilasciato dalla Soprintendenza alle antichità, oggi davvero improponibile) occorrerebbero almeno dieci anni affinché l’impianto possa andare a regime e nel frattempo, fortunatamente, si spera non si discuta più di idrocarburi. Piuttosto che “auspicare e invocare” l’intervento di Enel che – a loro dire sarebbe apprezzabile perché consentirebbe di irrobustire l’apparato industriale siciliano, di rilanciare un’area in sofferenza, di irrobustire l’assetto energetico siciliano, perché ” si tratterebbe della costruzione di una infrastruttura energetica fondamentale sia per la Sicilia che per l’intero Paese” – sarebbe utile che i soggetti impegnati sull’opera in
questione a partire da Enel Nuove energie riflettessero davvero e, come da me proposto tanti anni fa, si impegnassero per la promozione di un progetto di riconversione dell’impianto in una centrale di solare termico che produrrebbe, davvero, oltre 200 posti di lavoro..

Se è vero che i rigassificatori servono perché non utilizzano quelli esistenti? 

D’altronde se corrispondesse al vero che i rigassificatori possano svolgere una vera funzione per l’emergenza energetica, basterebbe valorizzare gli impianti esistenti nel Paese: compreso quello poco utilizzato terminale Olt di fronte alla rada di Livorno, possibilmente in raccordo con quelli spagnoli, unitamente al migliore sfruttamento dei giacimenti presenti sul territorio italiano e allo sfruttamento al 100% dei gasdotti che arrivano nel Paese da sud e da est. In ogni caso, la eventuale, ma molto improbabile, riesumazione del progetto di Porto Empedocle – posto che tutte le autorizzazioni sono decadute compreso il nulla osta rilasciato dalla Soprintendenza alle antichità, il cui rinnovo è da escludere – è un’ idea tanto stravagante quanto irreale. Difatti non sarebbe una risposta all’emergenza perché occorrerebbero molti anni per ripetere il percorso della improbabile approvazione ed almeno altri cinque anni, per la costruzione e altri anni perché l’impianto
possa andare a regime. Nel frattempo si spera non si discuterà più di idrocarburi. Gli ineffabili fautori dell’ anacronistico impianto, fuori da ogni ragionevole
considerazione, impegnati per la risoluzione delle sofisticate problematiche energetiche, non tengono nella dovuta considerazione che servono misure strutturali e che non sono sufficienti quelle temporanee che hanno avuto l’unica funzione di attutire l’impatto dei rincari. E che, evidentemente, per sottrarsi alla dipendenza energetica dai Paesi che chiudono i rubinetti del gas secondo i loro interessi, occorra accelerare sulle fonti rinnovabili.

Piuttosto il Governo Draghi dovrebbe bloccare gli aumenti del costo dell’energia come ha fatto la Francia, che ha messo un tetto del 4%

A proposito della funzione del gas occorre segnalare loro che i tentavi portati avanti da talune lobbies, di inserire nella tassonomia dell’UE il gas tra le fonti sostenibili, sono oggetto di pesanti criticità e di evidenti contrasti e, in ogni caso, tale remota inclusione avrebbe una funzione temporanea per accompagnare la transizione. I soggetti in campo piuttosto che analizzare gli scenari e seguire con attenzione l’evoluzione delle questioni ambientali, farebbero bene ad impegnarsi con i loro organi centrali per osservare se il Governo sia in grado di verificare se nei vari passaggi vi sia una proporzione tra l’aumento delle materie prime e l’indiscriminato aumento delle tariffe. E perché il Governo richieda alle grandi aziende Eni, Enel, Smam etc, l’ammontare dei profitti realizzati negli ultimi mesi e in che misura abbiano speculato. E fare in modo che l’Italia segua l’esempio della Francia, che ha messo un tetto del 4% per gli aumenti. E ricordare al Governo che tutti i miliardi spesi (oltre 15 mld) in questi mesi, non sono la medicina che risolve un problema molto complesso e che, pertanto, occorre mettere a terra con il Pnrr progetti per le energie alternative e per la sostenibilità. Appunto perciò è’ urgente valutare le performance del Paese e lo stato di attuazione del Piano d’azione europeo e del Pnrr, nell’ambito della transizione ecologica e al riguardo osservare se nei vari passaggi esista una proporzione tra l’aumento delle materie prime e l’indiscriminato aumento delle tariffe..

Il rigassificatore di Porto Empedocle è inutile e dannoso: servono altre opere 

Infatti, la ripresa economica, dopo la crisi causata dalla pandemia, è ostacolata dall’aumento dei prezzi di molte materie prime e da difficoltà di approvvigionamento, legate non solo alla congiuntura, ma anche a una tendenza strutturale, in un contesto globale di consumi crescenti di materiali la cui disponibilità non è illimitata.
La transizione verso modelli di produzione e di consumo circolari è dunque sempre più una necessità non solo per la sostenibilità ecologica, ma anche per la solidità della ripresa economica e la competitività delle imprese. I soggetti in campo pensino, intanto, a proporre un tavolo all’ Autorità portuale per la predisposizione di progetti da inserire nel Pnrr per il rifacimento del porto, per attivare processi di riconversione, per la demolizione di edifici diruti e per effettivi interventi di riqualificazione di tutta l’area. E consapevoli del fatto che non bastano eventuali buone intenzioni, occorre impegnarsi perché le risorse al riguardo destinate dal Pnrr arrivino anche a questa latitudine. Se sono, davvero, interessati a concorrere per irrobustire l’apparato industriale siciliano, rilanciare aree in sofferenza, irrobustire l’assetto energetico siciliano, si impegnino con le loro organizzazioni centrali per spingere investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale
ed economico e stimolare il Governo centrale e quello regionale per dare un segnale per la effettiva destinazione delle risorse del Pnrr e “mettere a terra” progetti per orientare la trasformazione energetica degli impianti del petrolchimico (realizzati a partire dagli anni ’60) a Gela, Priolo, Milazzo, Porto Empedocle, in energia pulita e sostenibile, biocarburanti di alta qualità, idrogeno e centrali a solare termico con tecnologia sperimentata da Rubbia. Un progetto articolato per la riconversione delle raffinerie tradizionali in bioraffinerie, impianti solari fotovoltaici, risanamento ambientale e valorizzazione per nuove attività produttive, realizzazione di un centro di competenza per la sicurezza e lo sviluppo. Tutti elementi che potrebbero, contribuire non solo alla riduzione delle emissioni ma, potrebbero, al tempo stesso, alimentare politiche di rigenerazione urbana. Sarebbe l’occasione per avviare un vero progetto integrato diretto anche a valorizzare le risorse locali anche in ottica circolare. Un vero piano di sviluppo appositamente studiato per limitare le superfici occupate, con l’obiettivo di perseguire la sostenibilità ambientale, valorizzando con interventi a sostegno il territorio con progetti sociali. Anche con l’obiettivo di risarcire la Sicilia per i danni ambientali e
collaterali alla salute dei cittadini, vittime del degrado ambientale e del peggioramento dell’aspettativa di vita dovuto all’industria, causati da un malinteso senso dello sviluppo, che ha arricchito i soliti e impoverito e inquinato una regione ricca di risorse e biodiversità che avrebbe potuto e dovrà individuare progetti sostenibili.

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