Termini Imerese si prepara a resistere alle multinazionali dell’energia e del commercio

Termini Imerese “terra di conquista”

È passato un anno dall’approvazione, in Consiglio Comunale, del DPSS, il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema. Un documento che ha stravolto le previsioni sul porto di Termini Imerese.  Alle tante promesse decantate dall’Amministrazione Comunale e dall’Autorità portuale, di parchi pubblici a mare, di nuovi porti turistici, di nuovi waterfront, si sono piuttosto concretizzate solo cataste di ecoballe e cumuli di schifezze sulle banchine, ipocritamente denominate “merci rinfuse”. In città, piuttosto, si è assistito ad un aumento dei livelli di inquinamento acustico e ambientale. Ma non sono solo questi gli accadimenti inquietanti che hanno riguardato il territorio e l’ambiente di Termini Imerese in quest’ultimo anno.

Un nefasto progetto di Terna sta materialmente distruggendo una grande area di Caracoli e il paesaggio circostante, caratterizzato da una piantagione di ulivi secolari.

A questo progetto distruttivo di Terna (società che promana da ENEL) si è contrapposto un totale silenzio riguardo il futuro della centrale elettrica, del pontile e dei serbatoi. Le tre questioni si legano tra di loro perché rispondono tutte ad una visione del nostro territorio inteso come “terra di conquista”, in cui le scelte vengono imposte dall’alto. Qui sono stati calpestati i più elementari principi della partecipazione (attiva) dei cittadini, ridotta a finzione burocratica o, piuttosto, a propaganda.

Porto: quali lavori in corso?

La vicenda del porto è nota: una grande mobilitazione della comunità termitana, proposte di delibere di iniziativa popolare, migliaia di firme, assemblee pubbliche, un anno di proteste nulla hanno potuto contro l’arroganza dell’Autorità di Sistema Portuale, che ha cancellato il progetto del nuovo porto turistico davanti al centro storico, in cambio del piazzale container. Pure la proposta di un referendum consultivo è stata bocciata.

Purtroppo, tutto ciò è avvenuto anche con l’assenso e la complicità dell’amministrazione comunale e di una maggioranza del Consiglio Comunale. Nostri concittadini che hanno ceduto alle promesse fatte dall’Autorità Portuale e che oggi si stanno dimostrando vere e proprie chimere, fantasie senza fondamento. A distanza di un anno dal parere favorevole a questo progetto, da parte del Consiglio Comunale del 21 marzo 2022, occorre fare un bilancio.

Le grandi opere promesse, che hanno convinto tanti ad assecondare la proposta dell’Autorità di Sistema Portuale, sembrano essere spariti. Ci erano stati proposti magnifici video su un ipotetico progetto di nuovo porto turistico alla foce del Barratina, al di là della diga di sottoflutto (dove si trova il depuratore, il Centro di raccolta rifiuti…), indicato come «il più grande porto turistico della Sicilia», oppure la realizzazione di cinque ettari di parco sul mare, facendoci credere che queste opere erano contenute nel DPSS e che sarebbero state realizzate con il PNRR. In verità si trattava solo di video promozionali: come è stato chiarito dal Ministero delle Infrastrutture a dicembre 2022, questi improbabili progetti sono stati stralciati dal DPSS, «in quanto non pertinenti ai contenuti del documento».

Da un anno, infatti, non se ne parla più: a novembre 2022 l’assessore alla portualità risponde in Consiglio Comunale che il porto turistico al molo di sottoflutto non è altro che la riqualificazione dell’approdo turistico esistente, «all’interno del perimetro del molo di sottoflutto». Intanto, il grande parco a mare al lungomolo Veniero è sparito dai video dell’Autorità Portuale, sostituito da un semplice restyling dei marciapiedi esistenti.

Ma, allora, di quali lavori si tratta? Dov’è finito il porto turistico più grande di Sicilia?
Occorrerebbe fare chiarezza…

Ci sono i fondi del PNRR, che verranno destinati ad attrezzare il molo container, alla realizzazione di quattro grandi capannoni per i cantieri navali, un parcheggio e opere a servizio della “logistica” dell’esistente approdo turistico. Niente a che fare con il più grande porto turistico di Sicilia, né con il grande parco urbano da cinque ettari…

L’unica vera certezza che rimane e che avremo un grande piazzale container di fronte al centro storico: nel posto più sbagliato!

Caracoli: quali altri disastri?

Il progetto Terna a Caracoli prevede la realizzazione di due stazioni di conversione, ciascuna estesa circa 60.000 m (sei ettari), da cui di dipartono due grandi cavi che attraverseranno sottoterra il territorio in direzione dell’area industriale. Da qui due altri cavi sottomarini connetteranno la Sicilia con la Campania e la Sardegna. L’intervento ha un costo di oltre 3,5 miliardi di euro.

Terna, obbligata per legge, ha avviato una doppia fase di “consultazione pubblica”. La prima per il ramo EST si è svolta nei primi mesi del 2021, proponendo tre diverse localizzazioni: due all’interno dell’area industriale e un terzo sito in C.da Caracoli. I partecipanti agli incontri hanno sostenuto l’opportunità di localizzare l’intervento dentro l’area industriale, come è ovvio, in quanto esistono grandi spazi vuoti e non è opportuno consumare ulteriore suolo nel nostro territorio, già abbastanza devastato. Anche il Comune aveva precedentemente manifestato lo stesso orientamento con particolare riferimento alle aree dismesse della Centrale ENEL.

II 30 marzo 2021 Terna comunica di aver deciso di insediarsi in C.da Caracoli, ovvero l’opposto di quanto indicato dal territorio. Qualche mese dopo, nella seconda fase di consultazione, viene riproposta la stessa area in zona industriale (di nuovo tornata idonea?) e poi altra area in C.da Caracoli. Stesso copione: i cittadini si oppongono, ma si decide nuovamente di localizzare anche la seconda stazione in C.da Caracoli.

II 4 marzo 2022 il Consiglio Comunale prende atto delle decisioni di Terna. Il sito di C.da Caracoli è una zona residenziale ed era stato catalogato, appena qualche mese prima dalla stessa Terna, così: «si rileva la presenza di abitazioni a distanze inferiori a 100 metri che portano ad escludere l’approfondimento della valutazione di fattibilità del sito» (Terna, 4 novembre 2020). Invece è accaduto il contrario: hanno contraddetto sé stessi. La conseguenza di tutto ciò è che in un’area abitata vedremo triplicato l’insediamento di Terna, che complessivamente coprirà oltre 200.000 m (oltre 20 ettari) con tutte le conseguenze sull’inquinamento elettromagnetico causato dagli elettrodotti.

Alla faccia del consumo di suolo, che Terna dichiara di non voler attuare!

L’uliveto secolare, vero carattere distintivo del nostro paesaggio, è stato devastato: 792 piante di ulivo sono state estirpate nel cantiere della prima stazione e altrettante lo saranno per il secondo. Saranno reimpiantate in C.da Sant’Onofrio, ma la devastazione è compiuta.

A cosa sono servite le due fasi di consultazione? A che cosa è servito il precedente studio di fattibilità? A nulla: la partecipazione è stata ridotta un mero adempimento burocratico.

Ancora una volta, i cittadini sono stati presi in giro.

Centrale Enel: quale futuro?

La centrale termoelettrica dell’Enel ha sempre avuto per la nostra città un grosso impatto. Fu realizzata nei primi anni Sessanta del Novecento e fu il primo insediamento di quella che, successivamente, sarebbe diventata la zona industriale. Il suo funzionamento originario era ad olio combustibile ad alto tenore di zolfo, rappresentando per decenni una delle fonti principali all’inquinamento del nostro territorio.

La situazione sarebbe peggiorata ulteriormente se fosse stato attuato il progetto dell’Enel di passare alla combustione con l’orimulsion, cioè con un carburante ancora più inquinante dell’olio pesante. Per fortuna la forte opposizione del territorio e degli organi tecnici comunali ha impedito tale passaggio e, inoltre, ha scoraggiato l’ENEL anche dal presentare l’ipotesi della conversione a carbone che pure era stata prospettata.

Negli anni Novanta è stata completata la trasformazione a metano, che ha migliorato in parte il contesto ambientale ma ha confermato il parziale smantellamento della centrale. Oggi è composta dal nuovo ciclo combinato a turbogas per una produzione totale di 1340 MW di potenza installata e con l’utilizzazione esclusiva di gas naturale. Tale assetto, oltre a determinare lo smantellamento di alcuni vecchi impianti, ha comportato il disimpegno di oltre la metà dell’area di sedime, ivi compresi i grandi serbatoi e il pontile a mare.

Da qui l’ennesimo tentativo dell’ENEL di proporre iniziative utili al bilancio della stessa società ma sciagurate per il nostro territorio. Si tratta del progetto Futur-e che individua le centrali da dismettere o da convertire per usi alternativi. Per Termini Imerese le reali intenzioni sul futuro della Centrale sono vaghe. Tuttavia, è risultata subito chiara l’intenzione dell’ENEL di vendere a privati l’area dei serbatoi e il pontile per svolgere attività di deposito e commercio di carburanti.

Anche questo tentativo ha provocato una forte opposizione da parte dei cittadini attenti alle questioni ambientali, ma principalmente ha conseguito un parere contrario degli organi tecnici del Comune.

Il pericolo, per adesso, sembra allontanato. Tuttavia, dall’ENEL non pervengono segnali incoraggianti sulla possibilità di avviare una programmazione partecipata sul futuro della centrale elettrica, ascoltando la comunità termitana per i progetti di utilizzo delle aree dismesse che, a nostro avviso, devono essere improntate alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. A tale riguardo pensiamo ad esempio alla realizzazione di un centro di ricerca per le energie alternative, alla istituzione di un parco tecnologico per gli studi marini, ad un ecomuseo… Tali proposte, che l’ENEL ha sviluppato in altre realtà, sono coerenti con i programmi e le metodologie del progetto Futur-e.

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